Sul terreno collinare di Aschi alto, nelle campagne di Pescasseroli, è stata rinvenuta la carcassa di un lupo in avanzato stato di decomposizione. Per far luce su quanto accaduto, il nucleo cinofilo antiveleno del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ha avviato un’indagine per stabilire la causa della morte. Questo episodio è un importante promemoria per il fenomeno dell’avvelenamento degli animali, siano essi selvatici o domestici, un problema ancora presente nel nostro territorio.
La scoperta del lupo e l’investigazione sulle cause della morte
Nelle vicinanze di Aschi alto, una frazione di Pescasseroli, è stata scoperta la carcassa del lupo ormai in avanzato stato di decomposizione. Questo rende particolarmente complesse le analisi, in quanto occorre gran cura per determinare con precisione la causa del decesso. Subito dopo il ritrovamento, gli esperti del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise hanno provveduto a sequestrare la carcassa per trasferirla all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Avezzano. Qui saranno effettuati ulteriori accertamenti.
Dal primo esame dell’area, non sembrano essere presenti esche avvelenate o altre carcasse di animali nelle immediate vicinanze. Tuttavia, per avere un quadro completo della situazione, è necessario attendere i risultati degli esami tossicologici in corso.
La lotta contro le esche avvelenate: il ruolo del nucleo cinofilo antiveleno
Il nucleo cinofilo antiveleno riveste un ruolo di fondamentale importanza per la protezione della fauna selvatica all’interno del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Il nucleo, formato da cani addestrati e operatori esperti, monitora costantemente il territorio alla ricerca di sostanze nocive capaci di avvelenare gli animali. In questa specifica circostanza, i pastori tedeschi Viking e Visir e gli operatori Luciano Vitale e Germano Palozzi hanno condotto un’ispezione accurata.
La presenza di esche avvelenate ha già causato danni significativi nel passato, come ad esempio la morte di nove lupi due anni fa. Il nucleo cinofilo antiveleno è dunque un baluardo fondamentale per prevenire ulteriori tragedie.
Bilancio della lotta all’avvelenamento nei primi mesi del 2025
Nell’arco dei primi quattro mesi del 2025, sono stati effettuati oltre cinquanta controlli nel parco e nelle aree limitrofe dall’unità cinofila antiveleno. Di questi, ventinove erano intervenuti su richiesta urgente, a causa di sospetti avvelenamenti. Solo uno di questi, tuttavia, ha effettivamente riscontrato la presenza di sostanze tossiche.
Il ruolo dei carabinieri forestali e delle forze specializzate
Il nucleo cinofilo antiveleno collabora strettamente con i Carabinieri forestali, in particolare con il reparto specializzato di Assergi. Quest’ultimo, fondato nel 2010 all’interno del progetto Life Antidoto, è dedicato a combattere i crimini ambientali.
L’azione delle associazioni ambientaliste nell’identificare le esche avvelenate
Nel 2025, le associazioni Salviamo l’Orso e Rewilding Apennines hanno formato la loro prima unità cinofila antiveleno, armata del cane belga Malinois Wild, accompagnato dal suo operatore Julien Leboucher. Questa nuova forza si prefigge l’obiettivo di intervenire con tempestività nelle aree critiche.
Le unità cinofile restano quindi un’arma vitale nell’approntamento delle misure di protezione necessarie sia per la fauna selvatica che domestica. La sinergia esistente tra istituzioni e associazioni offre un supporto fondamentale per fronteggiare un problema purtroppo ancora molto presente sul territorio abruzzese e oltre.