Oggetti religiosi da collezione: scopri reliquie rare e il loro valore

Oggetti religiosi da collezione, reliquie e acquasantiere: un mondo fatto di fede, materia e memoria. Tra devozione e mercato, nulla è mai solo ciò che sembra.

In ogni angolo d’Italia si trova un frammento di sacro. Che sia una croce consumata dal tempo, un rosario ingiallito o una piccola acquasantiera dimenticata su un comodino. Sono oggetti che parlano, anche se a bassa voce. Non gridano il loro valore, ma si fanno notare da chi ha occhio e orecchio per certe storie.

Molti collezionano per passione, altri per una forma strana di attaccamento alla memoria. In ogni caso, è difficile restare indifferenti davanti a certi oggetti. Alcuni sembrano usciti da un armadio chiuso da decenni, altri sono lucidi, intatti, custoditi come se fossero reliquie di famiglia. E a volte lo sono davvero.

Oggetti religiosi da collezione: più che semplice fede

Si tende a pensare che le acquasantiere siano solo roba da chiesa. Ma non è proprio così. Un tempo ce n’erano in quasi tutte le case. Di vetro, ceramica, qualche volta anche in metallo. Appese vicino al letto o sul muro accanto a un inginocchiatoio. Era lì che si diceva il rosario, in silenzio, o sussurrando parole ormai quasi estinte. Alcune famiglie ne conservano ancora, magari rotte, magari dimenticate in soffitta, eppure ancora cariche di una certa fede.

C’è poi tutta una serie di oggetti meno comuni ma non meno carichi di significato. Le immaginette, per esempio. Alcune stampate su carta sottile, altre finemente lavorate, specie quelle fiamminghe. Quelle erano considerate le più pregiate, mentre le carnivet, nonostante il nome un po’ altisonante, hanno sempre avuto meno fascino per i collezionisti. Eppure, anche loro, a modo loro, raccontano un pezzo di storia.

La funzione delle reliquie e dei loro scrigni

Diverso, anche se affine, è il discorso sui reliquiari. Non sono semplici oggetti: sono custodi. Dentro ci può essere un pezzo d’osso, una ciocca di capelli, un brandello di stoffa. A tratti fa impressione, se ci si pensa troppo. Ma per molti è un contatto, un legame con qualcosa che sta oltre la materia. I primi reliquiari iniziarono a circolare nel IV secolo, periodo fertile per le stranezze e le cose sacre. Alcuni sono semplici, altri barocchi, con metalli lavorati in modo certosino. In certi casi si arriva all’eccesso, come se la preziosità dell’oggetto potesse amplificare quella della reliquia stessa.

Un esempio piuttosto noto è quello del cranio di Papa Alessandro I, conservato in un reliquiario trasparente. Niente lasciato all’immaginazione. Un oggetto che oggi sembrerebbe quasi inquietante, ma che all’epoca era segno di vicinanza al divino. O, perlomeno, così si diceva.

Anche le chiese minori spesso conservano reliquie meno famose, che escono solo in occasioni speciali. Feste patronali, processioni, e simili. In quelle occasioni, c’è una sorta di sospensione del tempo. La folla guarda, tocca, prega. Anche chi non crede del tutto, talvolta si lascia coinvolgere. Forse per abitudine, forse per rispetto, forse per un’eco che risuona da lontano.

Oggi si tende a guardare questi oggetti con un occhio più freddo. Alcuni valgono molto, altri no. Ma il valore non è solo economico. Ci sono collezionisti che passano anni a cercare una singola immaginetta, un certo tipo di acquasantiera, un reliquiario specifico. È una caccia lenta, fatta più di attese che di colpi di fortuna.

E poi c’è da dire che, nel mondo dell’usato, non tutto è sempre ciò che sembra. Alcuni oggetti vengono spacciati per antichi e sacri, ma sono repliche fatte alla bene e meglio. Altri, al contrario, sembrano trascurabili, ma raccontano storie antiche come il tempo.

In fondo, sono cose che stanno a metà tra la fede e la materia. Che si creda o meno, sono tracce di qualcosa che è stato. Qualcosa che non vuole proprio sparire del tutto.

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