La ricerca delle microplastiche e delle nanoplastiche nelle bottiglie di vetro e plastiche è divenuta un’area di notevole interesse scientifico e pubblico. Tuttavia, è stato un evento inaspettato a scatenare una delle scoperte più sorprendenti in questo campo: la richiesta di un albergatore. Il dottore Saúl Vallejos Calzada, specializzato in Chimica Avanzata presso l’Università di Burgos, ha avuto un ruolo chiave in questa indagine. L’albergatore, preoccupato per le particelle visibili nell’acqua di vetro servita ai suoi clienti, ha contattato Vallejos per un’analisi dettagliata. Con l’aiuto dei suoi studenti, il chimico ha filtrato 75 litri di acqua, un processo che non solo ha confermato la presenza di particelle misteriose ma ha anche sollevato questioni significative riguardo la sicurezza e la purezza dell’acqua che consumiamo quotidianamente.
indagini e scoperte sorprendenti
L’analisi di Vallejos ha rivelato che le particelle trovate non provenivano direttamente dal vetro, ma erano associate al tappo della bottiglia. In particolare, si trattava di un piccolo anello di polietilene e un rivestimento di poliestere, entrambi materiali plastici, situati all’interno del tappo metallico. Questi componenti sono utilizzati per garantire un sigillo ermetico tra il tappo e la bottiglia, ma, come dimostra la ricerca, rilasciano particelle nocive nell’acqua. La filtrazione dettagliata dell’acqua ha rivelato non solo la presenza delle microplastiche ma anche di particelle di alluminio, un materiale utilizzato per la fabbricazione dei tappi.
l’emergere di nuovi problemi
L’analisi più approfondita da parte di Vallejos e del suo team ha portato alla luce le conseguenze indesiderate di questi materiali nei nostri contenitori di acqua. Ogni volta che una bottiglia viene aperta e chiusa, il movimento crea attrito, causando il distacco di particelle sia dal rivestimento del tappo che dall’alluminio. Questo meccanismo evidenzia come, nella ricerca di una soluzione al problema dell’ermeticità dei contenitori, si stia in realtà creando un nuovo problema ambientale e di salute pubblica. Questo scenario solleva seri interrogativi sullo stato attuale dei materiali usati nel packaging alimentare e la loro segreta contribuzione all’inquinamento da microplastiche.
confronto con le bottiglie di plastica
Spinti dalla curiosità di verificare se il problema fosse comune anche alle bottiglie di plastica, Vallejos e il suo team hanno condotto un secondo esperimento usando 75 litri di acqua dalle bottiglie PET con tappo in polietilene. Contrariamente al caso delle bottiglie di vetro, il filtro risultava pulito, senza tracce di particelle. Questo esperimento ha potenzialmente dimostrato che le bottiglie di plastica potrebbero non contribuire allo stesso livello di contaminazione particellare, mettendo in discussione la percezione comune.
Questi risultati indagano profondamente non solo sulla qualità dell’acqua che beviamo ma anche sulle pratiche di sostenibilità dell’industria del packaging. La ricerca di Vallejos apre nuove discussioni sulla necessità di innovare e migliore i materiali utilizzati per l’imballaggio, al fine di garantire la sicurezza alimentare e minimizzare l’impatto ambientale delle nostre scelte quotidiane.