Nella mattinata del lunedì, il Policlinico Gemelli è stato il luogo testimone degli ultimi momenti del pontefice. In questo racconto ripercorriamo le ore che hanno preceduto il decesso, attraverso gli occhi del dottor Alfieri, il medico coinvolto nel caso.
la chiamata di emergenza che segnò l’inizio di una giornata indimenticabile
L’alba del lunedì vede il dottor Alfieri ricevere una chiamata di emergenza da Strappetti, collaboratore medico del pontefice. L’avvenimento spinse il medico a mettersi in moto rapidamente, programmando la partenza per Santa Marta. Nonostante l’urgenza della chiamata, Alfieri non pensò che ci sarebbe stato bisogno di un immediato ricovero, dovuto all’assenza di problemi respiratori evidenti da parte del pontefice.
l’arrivo a Santa Marta e la valutazione delle condizioni del papa
Dopo un viaggio in cui ogni minuto sembrava eterno, il dottor Alfieri giunge a Santa Marta per valutare lo stato del pontefice. Nonostante il quadro clinico sembrasse stabile dal punto di vista respiratorio, il pontifice non rispondeva alle sue chiamate telefoniche. Un segnale che indicava una condizione compromessa dal punto di vista comunicativo.
la scelta più difficile: il ricovero o no?
Di fronte alla complessa situazione, nacque la domanda più difficile da risolvere: trasferire il pontefice in ospedale conoscendo i rischi collegati allo spostamento, o farlo rimanere nella sua dimora. Il dottor Alfieri, dopo un’attenta valutazione, decise per la seconda opzione. Secondo il medico, le condizioni cliniche del Santo Padre erano troppo fragili per sostenerne il trasporto.
il rispetto delle volontà del pontefice: una morte dignitosa a casa
Durante le discussioni tra i medici, un punto fondamentale è stato sempre il desiderio del pontefice di vivere i suoi ultimi momenti nella sua casa, a Santa Marta. Questa richiesta ha pesantemente influenzato il percorso deciso, limitando ogni possibile intervento invasivo. Senza ulteriori ricoveri o trasferimenti, il pontefice è deceduto poco dopo.
osservazioni sulle scelte mediche in situazioni estreme
L’esperienza con il pontefice ha dimostrato come l’assistenza sanitaria in situazioni critiche richieda una valutazione non solo clinica. L’umano e la logistica giocano un ruolo importante e, a volte, decisivo nel decidere il percorso terapeutico migliore. La professionalità del dottor Alfieri e del suo team ha permesso una gestione delicata ed equilibrata dell’intero processo. Un esempio di come l’informazione, la comunicazione tra i vari operatori e il rispetto per la volontà del paziente dovrebbero essere sempre al centro dell’azione medica, a prescindere dal ruolo sociale svolto dal paziente.